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UNO DI NOI

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Uno di noi.
Frase spesso abusata, è sufficiente che un calciatore baci lo stemma in un momento di gioia ed è facile sentirla uscire dalla bocca di noi tifosi. Poi magari cambia casacca… e via di nuovo bacio.

Gianluigi Buffon, nato a Carrara il 28 gennaio del 1978, non è nato Juventino, anzi.
I primi anni da professionista li ha passati a Parma, in un momento storico in cui i ducali erano la nostra prima avversaria e già lo sappiamo cosa pensano di noi gli avversari, figuriamoci se sono in lizza per vincere qualcosa.

E’ arrivato con ancora attaccato il cartellino del prezzo, 105 miliardi di lire, e con la spensieratezza che solo la sua giovane testa matta poteva avere. Un paio di incertezze ed una papera colossale, poi è stato un crescendo incredibile.
Ha affrontato momenti professionali e personali esaltanti ed altri cupi. I sospetti legati alle scommesse, la depressione, la fine del proprio matrimonio. Non è perfetto, è un uomo. Ma è anche il miglior portiere del mondo, quantomeno quello che come nessuno ha mantenuto un livello altissimo per tutta la sua carriera.
500 presenze sono un gran bel traguardo, segno inequivocabile di un lungo percorso fatto con noi, in cui si è condiviso molto. Molte vittorie, molte sconfitte, ma sempre insieme.
Chissà perché siamo portati a celebrare le cifre tonde, dopo tutto Gigi è sempre Gigi, sia che siano 499, 500 o 501. Forse nasce tutto dall’incapacità di celebrare il quotidiano, ciò che di fantastico succede tutti i giorni, chi lo sa?!

37.
E che numero è 37?!? E’ il numero dell’amore, del rispetto e di una decisione che solo gli Uomini con la U maiuscola potevano prendere.
Era il 2006, 4 scudetti vinti ed avevi appena coronato il sogno di ogni bimbo ed ogni calciatore, diventare Campione del Mondo con la nazionale ed un Pallone d’Oro da andare a ritirare. Il tuo trasferimento al Milan era cosa fatta già da mesi e ne eri felice. Dopotutto non sei nato Juventino, anzi.

Il ciclone che ci ha investito ha cambiato le carte in tavola. Lo sport popolare era sparare sullo juventino. La Juventus era il bersaglio perfetto per liberare la frustrazione del perdente che si cela in ogni italiano non juventino. Di merda ne è volata tanta, ci è arrivata fino al naso, quasi a soffocarci. Il clima era da “si salvi chi può” e così è stato. Chi ha potuto se ne è andato subito in altri lidi, qualcuno ne ha approfittato anche per qualche badilata di merda personale da vero signore.
Tu in quel momento hai fatto una cosa che nessuno potrà mai cancellare, hai tolto lo sguardo dal campo, ti sei girato verso gli spalti ed hai guardato nei nostri occhi. Hai visto dolore, smarrimento, frustrazione, paura. In quel momento hai capito che quella gente era la tua gente. Hai deciso di essere Uomo e non abbandonare chi aveva bisogno di te. Hai deciso che era giusto lottare insieme perché era giusto così, che il NOI era più importante dell’IO. 37 presenze in Serie B, è stato l’inferno e ne siamo usciti insieme. Un campionato in cui anche i tifosi avversari applaudivano la tua (e di pochi altri) scelta. Abbiamo sofferto, siamo risaliti, abbiamo navigato a vista per qualche tempo e poi è arrivata la partita del 6 maggio 2012 che è stata la chiusura del cerchio. Nello sguardo tra Te e Del Piero negli spogliatoi c’è tutto.

Per tutto questo è giusto celebrare un Campione come te perché la grandezza di un Uomo è definita dalle azioni che compie.
Che il futuro ci riservi ancora molte gioie, te le meriti…. ce le meritiamo.
Gianluigi Buffon da Carrara, UNO DI NOI.

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